Come riconoscere una difficoltà di linguaggio?

Come riconoscere una difficoltà di linguaggio?

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Tanti possono essere i campanelli d’allarme che dovrebbero esortare un genitore ad approfondire la condizione del proprio bambino, di seguito alcune indicazioni da non sottovalutare:

• Tuo figlio ha superato i 24 mesi e dice meno di 50 parole
• Ha una pronuncia scorretta delle parole
• Non è comprensibile ciò che dice
• Riesce a comunicare solo con la mamma
• Balbetta 
• Il linguaggio non è fluente
• È eccessivamente attivo (si muove in continuazione)
• Non riesce a concentrarsi (non porta a termine un’attività, cambia continuamente gioco, non presta attenzione a ciò che gli viene detto)
• Non gestisce i tempi della conversazione

Una delle frasi più comuni che viene detta da un genitore è “Mio figlio parla poco”.

Dietro a questa semplice asserzione si può nascondere un dato importante a livello clinico.

Un bambino di due anni che comunica con la rete familiare ed extra-familiare solo con pochi suoni e gesti e che ha un vocabolario di parole ristretto (< 50 termini) ci può mettere in allarme.

 

Come comunica il tuo bambino?

È  importante, per comprendere meglio questo punto, sapere qual è il canale comunicativo del bambino:

  1. Utilizza una comunicazione gestuale?
  2. Ci sono i gesti deittici (gesti che si riferiscono ad un oggetto/evento, ma sono privi di significato se non osservati nel contesto in cui vengono fatti, sono: INDICARE, MOSTRARE, OFFRIRE, CHIEDERE) o i gesti referenziali (dal significato specifico che non varia in base al contesto, SALUTARE, MANDARE UN BACIO, BATTERE LE MANI…?
  3. La comunicazione è funzionale, riesce a comunicare i suoi bisogni e desideri?
  4. Qual è il comportamento materno/paterno nella comunicazione con il piccolo?

Quest’ultimo è un punto molto importante, perché spesso i bambini vengono anticipati dai genitori.

 

Cosa intendiamo per “anticipare un bambino”?

  • Rispondere al suo posto quando gli viene posta una domanda da un interlocutore:
    «Come ti chiami? Quanti anni hai?» la mamma non aspetta la risposta del bambino e risponde al posto suo «Alessandro, ha 3 anni» In questo modo il bambino in questione è facilitato nella risposta, ma al contrario non compie il minimo sforzo per comunicare le informazioni richieste. A lungo andare questo atteggiamento porta in lui la convinzione di aver bisogno di un supporto per poter relazionarsi con i pari o gli adulti.
  • Raccontare eventi ed esperienze vissute dal bambino, descrivendo in modo dettagliato
    azioni ed emozioni, togliendo al bambino la possibilità di esprimere il suo
    punto di vista:
    «Fabio racconta a papà che oggi siamo andati al parco e c’era Marco e avete giocato sullo scivolo, poi abbiamo comprato il gelato, che ti è caduto e hai pianto per un’ora ed eri molto triste…» la mamma dopo un pomeriggio passato con il figlio al parco torna a casa e racconta la loro giornata al papà, il papà avrebbe potuto fare domande al bambino sulla giornata trascorsa con la mamma, per stimolarlo a raccontare. In questo modo il bambino non si allena a narrare, rispettando la giusta sequenza spazio-temporale e a manifestare le emozioni che prova relative ad un evento.
  • Modificare sensibilmente il modo di parlare:
    «Mettiti le pappe (per scarpe)…», «Gioca con la brum (per macchina)…»
    Questo può involontariamente compromettere lo sviluppo del linguaggio e facilitare l’insorgenza delle atipie comunicative. Il bambino può dire “pappe” per scarpe, ma il genitore, che deve essere da modello, deve ripetere la parola in questione pronunciandola in modo corretto, allenando il bambino anche a livello uditivo.
  • Forzare il bambino a parlare a tutti i costi:
    «Giacomo fa a sentire alla zia come dici cane, gatto, uccello…»
    Il genitore tende a far ripetere le parole al bambino non tenendo conte di alcune regole che stanno alla base della comunicazione: il contesto, il significato e quindi le regole pragmatiche e semantiche del linguaggio. In questo modo il bambino non comprende il significato di tale richiesta e potrebbe sentirsi sotto esame.

Anticipare il bambino può essere il risultato di due atteggiamenti, da una parte quello dell’adulto che parla molto e sovrasta il piccolo, dall’altra la volontà di risparmiare al bambino la fatica o il fallimento dovuto ad una difficoltà specifica.

Il nostro cervello funziona a “risparmio energetico”, perché mai il bambino dovrebbe sforzarsi di parlare con il mondo quando c’è qualcuno che può farlo per lui?

L’importanza di aspettare

Importante è rispettare i tempi personali del bambino, consentendogli di rispondere quando gli viene posta una domanda e raccontare spontaneamente eventi di vita quotidiana, stimolandolo con domande aperte, sia a descrivere situazioni che a interpretare le sue emozioni e i suoi stati d’animo.
Ovviamente di fronte a una difficoltà reale, è corretto aiutare il bambino suggerendo in modo velato una risposta o iniziando una frase o una parola che lui può ampliare o completare.

 

Cosa si intende per difficoltà di linguaggio?

Una difficoltà di linguaggio può essere il sintomo di diverse cause, più o meno gravi come:

  • un disturbo specifico di linguaggio
  • un ritardo nello sviluppo del linguaggio
  • un deficit cognitivo
  • una sindrome
  • una disprassia verbale
  • un disturbo dello spettro autistico

Nel primo caso il disturbo, detto “specifico” perché non collegato o causato da altri disturbi evolutivi, si riscontra in bambini che, pur non avendo problemi neurologici, sensoriali o relazionali, hanno difficoltà a comprendere e/o produrre parole o frasi rispetto alla loro fascia d’età. Una condizione in cui l’acquisizione delle normali abilità linguistiche è disturbata sin dai primi stadi dello sviluppo.

Tale difficoltà può essere accompagnata da un atteggiamento di chiusura soprattutto se il bambino non viene compreso nell’ambiente, familiare
ed exta-familiare, che lo circonda.

Il ritardo nello sviluppo del linguaggio è più frequente di quello riguardante altre aree. Circa l’1% dei bambini ha un ritardo serio dello sviluppo del linguaggio; considerando anche le forme meno serie, la stima di incidenza del disturbo varia dal 3 al 15%. Il bambino apprende il linguaggio soprattutto per via uditiva ed impara a decodificare e a riprodurre le caratteristiche della lingua di appartenenza cui è esposto, maturando gradualmente le sue competenze fonetiche e fonologiche.

Il linguaggio è uno strumento necessario ma non sufficiente per la comunicazione.

 

La comunicazione richiede motivazione e intenzionalità, volontà di “mettersi in relazione” coinvolgendo abilità che vanno al di là del linguaggio.
Tali abilità possono essere variamente compromesse, provocando significative difficoltà nel linguaggio, nell’interazione sociale e nello sviluppo cognitivo.

 

Cosa potrebbe succedere se non si interviene?

Il linguaggio è alla base del pensiero e del ragionamento, l’evoluzione del linguaggio è fondamentale per lo sviluppo delle abilità sociali e cognitive.

Pensiamo attraverso le parole che conosciamo.

La difficoltà di linguaggio è spesso seguita da problemi associati.
Le difficoltà nella lettura e nella scrittura, le anomalie nelle relazioni interpersonali e i disturbi emotivi e comportamentali sono alcune delle
conseguenze di un disturbo non trattato.


Non preoccuparti, chiedi un consiglio!

Il centro Progressi mette a disposizione i suoi professionisti per accompagnarvi in un percorso di valutazione del bambino che identifichi e/o escluda le sue difficoltà o di terapia che, dopo averne delineato il profilo, riconoscendo i suoi punti di forza e debolezza, lavori su precisi obiettivi da raggiungere.

Il mezzo che abbiamo per conoscervi e per farci conoscere è il COLLOQUIO*:

Il colloquio è un incontro informale e gratuito, durante la quale potrai parlare delle difficoltà che riscontri e la storia clinica del tuo bambino, la responsabile del centro vi spiegherà i servizi offerti e come possiamo intervenire per aiutare il tuo bambino.

 

Potrai esporre alla nostra responsabile la situazione che state vivendo, per capire se c’è la necessità di intervenire.

Le scelte che facciamo oggi possono essere fondamentali per il futuro dei nostri figli, per la loro vita familiare, sociale, scolastica e lavorativa

Lascia i tuoi dati e ti chiameremo per fissare un appuntamento.

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*COME FUNZIONA IL PRIMO COLLOQUIO:

Si tratta di un INCONTRO INFORMALE in cui potrai esporci tutti i tuoi dubbi sulle difficoltà del tuo bambino o su ciò che di strano hai riscontrato nei suoi comportamenti, la responsabile del centro ti guiderà nella comprensione del problema e nella scelta dell’intervento terapeutico che più si adatta alle sue esigenze.

Porta con te la documentazione clinica del bambino, la sua presenza non è opportuna in questa fase. Se non hai possibilità di lasciarlo a qualcuno portalo qui, potrà aspettarvi nell’area giochi.

 

Il Centro Progressi ha due sedi

VILLA ADRIANA: Via Lago di Misurina 12, 00019 a Villa Adriana, Tivoli (RM)

Tel : 0774 1840343

WhatsApp: 348 1352808

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TIVOLI: Via naz. tiburtina, 69 a Tivoli (RM)

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