Iperattività, impulsività e disattenzione, conoscerle ed intervenire

Iperattività, impulsività e disattenzione, conoscerle ed intervenire

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Ci sono bambini curiosi e interessati a quello che gli viene proposto in classe, ma che non riescono a stare attenti e tranquilli,
bambini che amano il confronto e i dibattiti di gruppo, ma non alzano la mano prima di parlare e non riescono a rispettare il proprio turno,
bambini pieni di un’energia che sembra incontenibile,
bambini che si alzano di continuo,
bambini che si distraggono costantemente,
bambini che sembrano non ascoltare le parole dell’insegnante,
bambini disordinati,
bambini svegli, intelligenti, acuti, ma che si perdono nell’incompiutezza di un lavoro fatto troppo frettolosamente,
bambini dispettosi, che si arrabbiano facilmente e sfogano la loro aggressività sui compagni,
bambini difficili da gestire


Cosa possiamo fare?

Conoscere e attivarsi per gestire al meglio la situazione.
Capire che la condizione di ADHD (deficit di attenzione ed iperattività) è un ostacolo per il bambino stesso che non riesce ad apprendere come vorrebbe ed instaurare rapporti sociali adeguati.


Cos’è il disturbo da deficit d’attenzione e iperattività?

I disturbi del neurosviluppo si manifestano nel periodo iniziale di vita del bambino (0-18 anni) ed hanno un decorso vario, differenziato in base alla gravità e pervasività della sintomatologia.

In questo grande calderone, si nota l’inclusione del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.

Questa denominazione individua già in partenza le caratteristiche, esternalizzanti, del disturbo stesso: IPERATTIVITÀ, IMPULSIVITÀ E DISATTENZIONE.

La presentazione dei sintomi core (principali) può essere “combinata”, in questo caso i sintomi sono presenti con stessa intensità, in altri casi la sintomatologia è “a presentazione prevalente”, in tali circostanze disattenzione o iperattività-impulsività sono maggiormente evidenti e inficiano di più la vita quotidiana.

Facendo esempi di ciascun ambito sintomatologico core, l’iperattività si manifesta in bambini che sembrano mossi da un motorino:

  • si muovono in continuazione in maniera afinalistica,
  • girano sulla sedia,
  • si dondolano e non stanno mai fermi;
  • sembrano bambini irrequieti, abbandonano sistematicamente le attività iniziate, sia ludiche che non;
  • pretendono tempi di stasi molto lunghi;
  • sono bambini che preferiscono giocare all’aria aperta, che prediligono giochi più motori e fisici, come nascondino, ruba bandiera o acchiapparella, giochi che trasformano in maniera funzionale e canalizzano la loro motricità;
  • hanno bisogno di alzarsi dal banco, non ce la fanno a rimanere seduti in maniera statica e talvolta non rispettano le regole che impongono tale comportamento;
  • impiegano molte energie nel rispettare le regole “motorie” dei diversi contesti in cui vivono e tendono a stancarsi molto facilmente.

La disattenzione, invece, si nota in bambini sbadati, che perdono oggetti come matite, penne, occhialini da piscina, accappatoi o asciugamani da palestra, l’apparecchio dei denti nella mensa della scuola:

  • hanno reali difficoltà nell’organizzare e pianificare delle attività, come i compiti per il pomeriggio o l’ordine sequenziale di cose in programma;
  • faticano a seguire le istruzioni, in diversi contesti, come nell’esempio che segue (o in più semplici):

“per favore, puoi andarmi a prendere la coppia di asciugamani che sta al bagno di sopra, nel mobile in basso a destra, nel terzo cassetto?”;

  • sono bambini che sembrano non ascoltare quando gli viene chiesto qualcosa o spiegato qualcosa;
  • abbandonano giochi che richiedono uno sforzo cognitivo e attentivo, che loro reputano difficile o impossibile, protratto nel tempo.
  • Spesso, proprio a causa della disattenzione, sperimentano molta frustrazione di fronte a compiti falliti o che, sulla base di esperienze passate, ritengono troppo difficili per le loro capacità.

Infine, il nucleo core del Disturbo rimane l’impulsività: questa componente compromette la costruzione degli scambi relazionali o sociali, è la responsabile della “maleducazione apparente” di questi bambini o adolescenti;

si manifesta:

  • non rispettando il turno di conversazione, parlando sopra gli altri compagni, compiendo molte intrusioni o interruzioni non funzionali, senza alcun motivo;
  • i bambini impulsivi hanno difficoltà a prevedere le conseguenze delle loro azioni, perciò talvolta si “buttano” anche in comportamenti pericolosi, che loro non reputano tali.
  • “Sparano” le risposte così come “sparano” le manifestazioni comportamentali.

Quando intervenire?

La diagnosi può essere condotta se alcuni di questi comportamenti (6 o più) si manifestano nella quotidianità del bambino da circa 6 mesi.

Con l’ingresso del DSM 5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), la diagnosi clinica del Disturbo avviene sulla base dell’osservazione dello psicologo e del neuropsichiatra infantile, facendo particolare riferimento non tanto alla quantità dei comportamenti evidenziati, quanto più a come inficiano, peggiorano o modificano l’andamento della vita quotidiana del paziente:

in generale, il bambino può essere particolarmente vivace, esuberante e attivo a livello motorio, ma può comprendere e assistere perfettamente alla lezione a scuola, cogliere le istruzioni per un gioco o le informazioni che lo circondano; in questo caso, la cinesia non pregiudica l’apprendimento funzionale e quotidiano del bambino.

Nel caso di Bambini con ADHD (o DDAI) la motricità può invece impedire un giusto apprendimento, consono sia alle regole scolastiche che al contesto di vita quotidiana.

Ciò può essere generalizzato anche alla disattenzione: un bambino apparentemente disattento, con la testa tra le nuvole, che guarda fuori dalla finestra o giocherella con una pallina o con una matita, è possibile che stia ascoltando, raccogliendo informazioni e cogliendo aspetti salienti di un discorso proprio come farebbe un bambino che guarda negli occhi l’insegnante o il coach, che è fermo sulla sedia o sul proprio posto; ciò che rende non funzionale questo comportamento è se il bambino apprende meno, dimentica le nozioni o gli schemi di gioco, ne comprende solo alcune parti e quindi, non sa individuare il messaggio centrale della lezione, della spiegazione o le regole di un gioco.

In questo modo, il bambino è più a rischio di esclusione e isolamento dall’attività principale.

Infine, l’impulsività, spesso accompagnata all’iperattività, è adatta al contesto di vita quotidiana in rari casi, il bambino impulsivo interpreta in modo intuitivo la soluzione del problema, senza soffermarsi sul ragionamento (si accende la lampadina nel cervello del bambino e dichiara la soluzione di un indovinello o di un gioco), assume una modalità comunicativa a volte intesa come “invadente” (“non mi dai modo di risponderti!”) e manifesta irrequietezza emotiva. È proprio ad una scarsa regolazione emotiva, legata ad agitazione e insicurezza che dobbiamo l’impulsività nelle risposte verbali o nel comportamento.


La presenza di un reale disturbo, come ci suggerisce il DSM 5, è relativa alla funzionalità della vita quotidiana: il bambino o l’adolescente deve presentare la sintomatologia anomala in diversi contesti, come la scuola, lo sport, quando gioca al parco, quando è a casa di un amichetto: ciò implica che l’iperattività, la disattenzione e l’impulsività non sono legati ad un singolo contesto, che andrebbe quindi modulato al fine di farli scomparire, bensì alla reale modalità comportamentale del soggetto.

Deve quindi inficiare, rendere meno adattivo quel comportamento e peggiorare le prestazioni scolastiche, lavorative e sociali del soggetto. Se ciò non si verifica, se il bambino è funzionale, si adatta bene ed ha un rendimento positivo nonostante la presenza di questa sintomatologia, la diagnosi non è funzionale e quindi non è corretta.


A livello neurobiologico e neuropsicologico, questo disturbo è l’emblema della difficoltà nell’autocorreggersi, autocontrollarsi e automonitorarsi: ciò necessita di un “occhio interno”, di una consapevolezza, di un controllo interiore che in questi bambini/adolescenti manca; si può attribuire ad anomalie della regolazione top-down delle regioni frontali e prefrontali del cervello. Se il controllo dall’alto è fallimentare, le azioni successive e sottostanti saranno meno gestite, disregolate e soprattutto non finalizzate.

Il fatto di non essere finalizzate le rende disfunzionali e, quindi, inficiano negativamente sulla quotidianità del bambino.

La scarsa autoregolazione di questi soggetti è attuabile e osservabile sia in contesti comportamentali che emotivi: la rabbia di alcuni bambini, la dirompenza di alcune esplosioni non è dovuta al fatto che siano “bambini cattivi o maleducati”, bensì alla loro emozionalità, così come il bambino è scarsamente competente nel controllo dei suoi comportamenti, lo è anche nella regolazione della sua emotività.

Talvolta, nei bambini o adolescenti maggiormente consapevoli delle problematiche derivanti da queste difficoltà, si osserva l’affiancamento di altre difficoltà, prettamente emotive; la comorbidità è la combinazione di più disturbi che si manifestano nello stesso soggetto; ciò vuol dire che bambini con ADHD possono sviluppare anche un Disturbo Specifico di Apprendimento, un Disturbo d’Ansia o un Disturbo della sfera dell’umore molto più frequentemente che non un Disturbo di altro tipo. Le difficoltà emotive sono connesse all’ansia, spesso da prestazione o da evitamento di alcuni contesti sociali, ciò determina l’esclusione, la caduta del tono dell’umore, la tristezza o l’apatia, sviluppate a seguito della comprensione da parte del bambino/adolescente del disturbo cardine e delle difficoltà insuperabili derivanti da esso.

Bambini o adolescenti, con queste difficoltà, che frequentano la scuola, hanno diritto ad essere tutelati al fine di poter rendere i comportamenti disfunzionali e le loro difficoltà meno invadenti possibile, consentendo così loro di apprendere al meglio i contenuti didattici. In base alla gravità della sintomatologia (lieve, moderata o severa), questi bambini possono aderire alla Normativa per la Disabilità (104/92), spesso comma 3, o rientrare nella normativa BES (Bisogni Educativi Speciali), nel caso in cui la sintomatologia sia più lieve.

Una volta conclusa la valutazione diagnostica, il trattamento per bambini con ADHD prevede NEUROPSICOMOTRICITÀ, al fine di controllare il comportamento, PARENT TRAINING, per dare delle linee guida e modalità di interazione con i figli più funzionali e adatte, e TUTOR SPECIALIZZATO, così che vengano insegnate strategie per lo studio che lo rendano più indipendente e autonomo. Talvolta, per compiere un lavoro completo, si concorda un intervento psicoeducativo anche con le insegnanti, così da rendere gli ambienti, più vissuti dal bambino, ordinati e prevedibili. Nel caso di adolescenti, a causa dell’insorgenza talvolta di sintomi emotivi, si sostituisce la neuropsicomotricità con incontri di psicoterapia, preferibilmente cognitivo-comportamentale.

*Articolo scritto dalla Dott.ssa Claudia Di Giulio, psicologa specializzanda in psicoterapia cognitivo comportamentale

se riconosci in tuo figlio uno o più dei sintomi descritti,
se hai compreso la delicatezza dell’età che sta vivendo,
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hai già superato una grande barriera che molti genitori non riescono ad affrontare.

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