Come affrontare la balbuzie del tuo bambino?

Come affrontare la balbuzie del tuo bambino?

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COS’È LA BALBUZIE?

“La balbuzie è un disordine del ritmo della parola, nella quale la persona sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono, che hanno carattere di involontarietà”

(O.M.S., 1997).

Il balbuziente, se pur in modo inconsapevole vorrebbe parlare con la stessa velocità con cui pensa.

Ovviamente ciò non è possibile in quanto il pensiero è un flusso privo di vincoli linguistici, mentre il linguaggio richiede, per tutti, dei tempi diversi, a causa delle regole morfologiche e sintattiche.

Può capitare che il bambino che balbetta rinunci a dire quello che vuole per la paura stessa di balbettare o che metta in atto una serie di comportamenti disfunzionali, volti a superare le sue difficoltà.

La balbuzie è un disturbo della fluenza verbale complesso e le cause possono essere diverse.

I fattori che influenzano tale disturbo (definito anche disturbo multidimensionale) sono:

  • fisiologici,
  • psicologici,
  • genetici,
  • ambientali.

Circa l’80% dei bambini che cominciano a balbettare in epoca prescolare vanno incontro ad una risoluzione completa e spontanea entro l’anno dall’insorgenza.
Ciò avviene in quei bambini che hanno bassi fattori di rischio (riportati successivamente) per balbuzie e che rientrano in una fase transitoria di disfluenza verbale.

Tuttavia in alcuni casi il bambino non supera il disturbo entro i 12-18 mesi dalla comparsa. In tal caso può succedere che la disfluenza si cronicizzi (blocchi, ripetizioni di fonema e di sillaba, interruzioni, prolungamenti)
con durate sempre più irregolari e variabili.

Le conseguenze di una disfluenza diventata cronica possono essere:

  • segni di tensione muscolare,
  • comportamenti di evitamento o fuga,
  • consapevolezza di avere una difficoltà,
  • frustrazione.

Può succedere che la balbuzie si verifichi in modo del tutto inaspettato senza campanelli d’allarme.


QUANDO COMPARE?

La balbuzie compare tipicamente nella fase prescolare dell’infanzia quando le abilità linguistiche, motorie e cognitive sono in rapido sviluppo e maturazione. Proprio per questo è un periodo altamente critico.


QUALI SONO LE CAUSE?

Ricerche recenti su vari fronti sostengono l´idea della balbuzie come un disturbo multifattoriale.
Molte persone che balbettano dimostrano difficoltà in vari parametri di decodificazione uditiva, coordinazione motoria, e in alcuni parametri di controllo neuropsicologico degli emisferi.

La balbuzie ha una forte componente ereditaria, la percentuale di familiarità è del 70% circa, vuol dire che 7 bambini su 10 con balbuzie hanno avuto o hanno un parente che balbetta.

Ricordiamo che si trasmette la predisposizione alla balbuzie e non la gravità e che la predisposizione sembra essere più forte se persistente e se proviene dalla linea materna, ma la sua espressione può essere ampiamente determinata dall’ambiente.

In molti bambini la balbuzia è in cocomitanza con altre patologie, come ritardo di linguaggio, disturbi dell’apprendimento, ADHD (sindrome da deficit di attenzione e iperattività), ecc., che possono contribuire al disturbo o indicare un più pervasivo fattore eziologico sottostante.

È opportuno ricordare inoltre, che i fattori di cambiamento ambientale (es.nascita di un fratellino, perdita di un nonno o di una persona cara, cambio di scuola o di casa, separazione dei genitori,…) sono possibili variabili presenti nella vita di tutti i giorni e quindi possono andare a modificare il decorso e l’andamento della balbuzie.

 

COSA POSSONO FARE I GENITORI?

La famiglia è il primo strumento per raccogliere importanti informazioni riguardo alla disfluenza del bambino.

Con un’analisi differenziale si può capire da quanto tempo balbetta, se è variabile, la tipologia, aspetti psicologici che entrano in gioco, il tono della voce, lo sviluppo del linguaggio e così via. Il tempo trascorso dall’insorgenza è uno degli indici predittivi che ci aiutano a capire cosa è necessario fare.

Solitamente si consiglia di aspettare almeno 6 mesi dall’insorgenza della balbuzie, tempo prezioso in cui voi genitori potete osservare ed annotare cosa fa e se la fluenza si modifica.

Teniamo sempre bene a mente che nei bambini piccoli in età prescolare le abilità linguistiche sono in continua evoluzione, quindi in questo periodo sarebbe opportuno parlargli usando un linguaggio facile, frasi brevi non complesse e parole comprensibili per un bambino della sua età. Nel 75% dei casi, infatti, l’insorgenza avviene tra i 18 e i 42 mesi e 3 bambini su 4 recuperano spontaneamente tra i 12 e i 18 mesi dall’insorgenza.

Dopo questo periodo di monitoraggio, se la balbuzie persiste, si consiglia di procedere con una valutazione linguistica approfondita, per accertare se ci sono indici che possono mantenere nel tempo il disturbo. Solo successivamente si deciderà se procedere con una terapia diretta o indiretta, ma questo dipende da caso a caso.


COSA È IMPORTANTE FARE?

  • È importante intervenire precocemente (il primo intervento terapeutico può essere eseguito anche in età molto precoce, dai 3 anni)
  • Saper riconoscere i sintomi in tempo, (la prognosi è tanto migliore quanto è minore l’intervallo temporale che separa l’insorgenza della balbuzie dal primo intervento terapeutico),
  • Non aspettare troppo – più di sei mesi dall’insorgenza – (si rischia che la balbuzie si consolidi a tal punto da diventare refrattaria a qualsiasi intervento terapeutico.)
  • Fornire un modello verbale facilmente riproducibile ed essere il miglior esempio comunicativo per lui.
  • Accettare il bambino e i suoi tempi: Non anticiparlo o interromperlo
  • Lasciargli il suo tempo per comunicare (Se gli diamo a disposizione poco tempo, il bambino probabilmente cercherà di andare più veloce o di sovrapporsi agli altri interlocutori, talvolta alzando il tono di voce.
  • È utile mantenere il contatto oculare, specialmente quando balbetta.
  • Fare delle pause mentre parliamo con lui e rispettare il proprio turno. (In questo modo creiamo dei momenti di silenzio che riducono la pressione comunicativa e facilitano la fluenza.)
  • Privilegiare un eloquio più calmo e lento, questo può facilitare il modellamento e la fluenza verbale (rallentando il ritmo generale d’eloquio, diminuisce anche la frequenza della balbuzie.)
  •  Ascoltare e creare uno spazio comunicativo positivo.

Rispondendo a queste semplici 12 domande, è possibile fare una prima analisi differenziale:

  1. Da quanto tempo balbetta?
  2. Ci sono casi in famiglia?
  3. Come e se la balbuzie è cambiata dall’insorgenza a oggi?
  4. Ci sono stati fattori ambientali che pensa abbiano inciso in modo significativo (traumi, incidenti, lutti, bullismo…)?
  5. Come è stato lo sviluppo del linguaggio?
  6. Cosa fa quando si presenta la disfluenza: si blocca, prova a trovare altre parole, tende a ripetere sempre la prima sillaba, evita o abbandona la conversazione…?
  7. Il disturbo è presente in egual modo con familiari ed estranei?
  8. Avete riscontrato o riscontrate altre patologie associate (ansia, iperattività, disturbi fonologici pregressi)?
  9. Cosa fate voi quando si verificano queste disfluenze?
  10. Utilizza parole passe-partout (cioè, ma, quindi, allora, ehm…) prima di iniziare la frase o altre strategie per iniziare una conversazione?
  11. Alza il tono della voce o bisbiglia quando parla?
  12. Riscontrate comportamenti non verbali associati alla disfluenza: tensione muscolare (soprattutto a livello del collo), chiudere gli occhi, muoversi continuamente, dondolarsi, tamburellare con le dita, mordersi le labbra…?

Ricordiamo che queste informazioni sono importantissime e vanno condivise con la Logopedista o la Psicologa che si occuperà del vostro caso!


se riconosci in tuo figlio uno o più dei sintomi descritti,
se hai compreso la delicatezza dell’età che sta vivendo,
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