Fenomeni sociali: IL BULLISMO

Fenomeni sociali: IL BULLISMO

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“É proprio per il dolore tenuto dentro, per la sofferenza che non si ha avuto la possibilità di confidare a nessuno, che ci inasprisce condannando se stessi a subire per sempre oppure diventando prepotente verso gli altri”

– dagli autori di “Kit no-bullismo” –

 

Giovedì 8 Febbraio, a ridosso della seconda giornata nazionale contro bullismo e cyber bullismo, si è svolto da Progressi un SEMINARIO TEORICO-ESPERENZIALE sul Bullismo, l’interesse suscitato è stato grande e la partecipazione ha fatto dell’evento un’esperienza stimolante, con dibattiti e comunicazione orizzontale, momenti ricchi di spunti e riflessioni.

Le Dott.sse Paola Volpintesta, PSICOLOGA E PSICOTERAPEUTA a orientamento sistemico relazionale e Margherita Signorini, PSICOLOGA, Specializzanda in psicoterapia cognitivo comportamentale, hanno dettato tempi e proposto argomenti, portando all’attenzione dei presenti approfondimenti e dettagli importanti su tale realtà.

 

Quando sentiamo del bambino preso in giro, della bambina che comincia ad odiare la scuola per i continui scherzi subiti, di quello che ha paura di restare solo, di quello che si incupise e deprime pensando di non avere più potere sulla sua vita, ci risulta difficile non condannare l’artefice di tanto malessere, ci risulta quasi impossibile vedere al di là dell’atto deprecabile in sé, durante il seminario, lo sguardo su tale fenomeno si è allargato e le condizioni interiori, sociali e umane di chi infligge dolore si sono mostrate tanto preoccupanti quanto quelle di chi lo subisce.

 

PER APPROFONDIRE: COS’È IL BULLISMO?

Il Bullismo è un fenomeno a matrice sociale, sotto la lente d’ingrandimento di quanti si preoccupano di una crescita dei nostri giovani, bambini e ragazzi, che sia serena, felice, con un buon equilibrio interiore e ben adattata alla realtà esterna.

 

Sì parliamo di bambini, sono sempre più piccoli gli attori di questa realtà, bambini spesso inconsapevoli, ignari di quanto ogni singola azione possa scatenare reazioni imprevedibili, terribili e spaventose.

 

Dai dati riportati risulta preoccupante come l’età in cui esplodono le prime manifestazione si stia sempre più abbassando.

Comincia generalmente a verificarsi nei bambini tra i 7 e 14 anni, anche se, negli ultimi anni, il fenomeno vede come vittime bambini sempre più piccoli, anche di 5 anni (22% dei casi).

 

Fondamentale è non ridurre questo sistema marcio di azioni e relazioni al rapporto isolato tra vittima e carnefice, sarebbe riduttivo e sterile.

Il Bullismo riguarda tutta la società, il modo di pensare, di educare e di farsi esempio per una generazione con pochi punti di riferimento, annoiata e sovraccarica di mezzi di espressione e comunicazione.

È un fenomeno che coinvolge sempre il GRUPPO e le modalità con cui si organizza gerarchicamente.

Il comportamento violento del bullo, mostra una processualità interna che si sviluppa con il tempo; a questa età le trasformazioni del corpo causate dalla pubertà, la perdita dell’aspetto fanciullesco e la sensazione di incertezza, pervadono gli adolescenti e spesso diventano fonte di disagio.

La crescita provoca insicurezze, ansie, paure, sentimenti di inadeguatezza e inferiorità; crescendo l’adolescente attua un distaccamento dal genitore, con conseguente comparsa di un profondo senso di colpa. Per vincerlo deve accorparsi al gruppo.

Se il gruppo lo respinge, si intacca l’autostima e viene compromesso lo sviluppo dell’identità stessa.

 

Quella tra bullo e vittima è una relazione asimmetrica tra soggetti, in cui uno (o più) predomina (BULLO) e uno (o più) subisce, incapace di difendersi (VITTIMA), una relazione che si ripete nel tempo e prevede una certa intenzionalità nell’arrecare danno e fastidio.

In base all’età, al genere e al contesto socio-culturale cambiano le manifestazioni di bullismo.

Può essere fisico, verbale o indiretto (giocato su un piano psicologico: come l’esclusione dal gruppo, pettegolezzi, isolamento…).

 

COSA NON È BULLISMO:

È altresì importante distinguere quei comportamenti che non possono essere considerati bullismo, come comportamenti antisociali o devianti, atti particolarmente gravi che si avvicinano a veri e propri reati:

 Attaccare un coetaneo con un coltellino o altri oggetti pericolosi, procurare ferite fisiche gravi, commettere furti di oggetti costosi, compiere molestie e abusi sessuali è REATO!

Sono invece da considerarsi nel normale sviluppo delle relazioni tra coetanei, comportamenti quasi aggressivi, spesso giochi turbolenti o lotte, particolarmente diffusi tra maschi, o le prese in giro, in situazioni SIMMETRICHE, dove esiste una parità di potere e forza nei soggetti coinvolti e un’alternanza di ruoli tra prevaricatore/prevaricato.


CHI È IL BULLO?

Il bullo cresce generalmente in un ambiente privo di rispetto per l’altro, in cui regna violenza fisica o verbale e manca la collaborazione familiare. Importante resta non ignorare quello che si cela dietro la prepotenza, il Bullo racconta con le sue azioni una storia molto più complessa dell’atto in sé.

Manifesta:

  • Bisogno di prevaricare sugli altri;
  • Scarsa capacità di autocontrollo;
  • Incapacità di accettare regole e limiti;
  • Opinione di sé esagerata;
  • Mancanza della misura;
  • Livello di popolarità che diminuisce man mano che cresce il livello scolastico;
  • Ostilità nei confronti del suo ambiente (genitori, insegnanti);
  • Mancanza di empatia affettiva;

 

Chi commette atti di bullismo è una persona che ha bisogno di comprensione e aiuto:

se Il bullo maschio é solitamente violento da un punto di vista fisico, la bulla applica un bullismo psicologico, adottando un comportamento sottile e perverso.

 

CHI È LA VITTIMA?

La vittima è solitamente diversa dagli altri (viene da un altro paese, segue una religione differente, porta l’apparecchio ai denti, balbetta, porta gli occhiali…); non sarà facilmente aiutata dagli altri (perché timida e con difficoltà a stringere amicizie); è meno forte.

Manifesta:

  • Bassa autostima;
  • Scarsa capacità di risoluzione dei problemi;
  • Sintomi depressivi;
  • Difficoltà emotive;
  • Sentimenti di solitudine
  • Basso rendimento scolastico ed elevato numero di assenze a scuola;
  • Disturbi del comportamento;
  • Problemi psicologici/psicosomatici (mal di testa, mal di pancia, disturbi del sonno, enuresi,…);
  • Stress;
  • Fobie/paure;
  • Incapacità di stare da solo;
  • Evitamento del contatto oculare.

Rabbia, vergogna, colpa, paura, solitudine sono tutte emozioni che combinate possono portare la vittima a non condividere con nessuno ciò che vive e, di conseguenza, a NON CHIEDERE AIUTO!

 

E POI…

Oltre al BULLO LEADER e alla VITTIMA (passiva o provocatrice), diversi sono i partecipanti a questa specie di gioco macabro, ci sono i GREGARI che partecipano alle prepotenze sotto la guida del bullo, i SOSTENITORI, che assistono senza prendere parte all’azione ma sostenendola attivamente e gli ASTANTI, spettatori neutrali o difensori.

Chi osserva ha un ruolo determinante nel fenomeno del bullismo: può inibirlo o facilitarlo.

Reazioni comunemente osservate in chi assiste, come ridere, mostrarsi indifferenti, parlare ai compagni di classe e commentare quanto accaduto, guardare senza fare assolutamente nulla, rinforzano il comportamento del bullo, amplificando il suo comportamento aggressivo, come se non bastasse, influenzano significativamente anche la vittima, rinforzando il suo vissuto di isolamento, vergogna e senso di colpa.

Se il fenomeno viene sottovalutato o negato, il Bullo potrà andare incontro a problemi con la legge, tossicodipendenze e successiva emarginazione sociale; la vittima potrà subire una perdita dell’investimento e dell’interesse per la scuola, lo sviluppo di sintomi psicosomatici, attacchi di panico e ansia.

LE PROBLEMATICHE ASSOCIATE AL BULLISMO:

I casi di richiesta di aiuto per bullismo o cyberbullismo vengono segnalati anche con altre problematiche: problemi scolastici, difficoltà relazionali e problematiche legate all’area della salute mentale (bassa autostima, ansia diffusa, paura o fobie, atti autolesivi, ideazioni suicidarie e tentativi di suicidio, le principali).

In questo contesto, osservazione, attenzione, comprensione e dialogo sono fondamentali per la presa in carico del problema e per l’inizio di un percorso di consapevolezza che deve essere affrontato da tutti i partecipanti a una vita di comunità.

Seguirà approfondimento su Cyberbullismo e progetti attivi sul territorio

 

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